Regione Lombardia, Sala Pirelli: grande partecipazione al seminario “Come combattere lo stress"

Prevenzione e benessere per una vita longeva e felice”
«Lo stress non è un nemico, è un messaggio»

07 novembre 2025 09:51 86
Regione Lombardia, Sala Pirelli: grande partecipazione al seminario “Come combattere lo stress"
4/5

MILANO

Centro Storico

Condividi la tua esperienza

Recensione onesta e rispettosa: aiuti chi sta scegliendo dove vivere.

Lascia una recensione

Grazie! Le recensioni aiutano la community a capire meglio i quartieri.

6 minuti di lettura


Martedì 4 novembre, la Sala Pirelli di Regione Lombardia non è stata semplicemente la cornice di un convegno, ma si è trasformata in un laboratorio di consapevolezza, un luogo di incontro per un dialogo tanto prezioso quanto necessario nell'epoca della performance a tutti i costi. L'obiettivo della mattinata, fin dalle prime battute, è apparso chiaro: non solo parlare di salute, ma gettare le fondamenta per una cultura della salute. Una cultura che, come ha sottolineato il Consigliere Nicolas Gallizzi nel dare avvio ai lavori, non può che nascere da due pilastri fondamentali e spesso trascurati: la prevenzione e, prima ancora, l'ascolto di sé.

Il suo augurio ha tracciato il perimetro emotivo e intellettuale dell'intero incontro: un invito a spostare il focus dalla cura della malattia alla costruzione proattiva del benessere.

A tessere le fila di questo dialogo multidisciplinare è stata Gabriella Chiarappa, che ha interpretato il suo ruolo di moderatrice con una sensibilità capace di andare oltre la mera gestione dei tempi. La sua introduzione è stata un manifesto programmatico, un cambio di paradigma racchiuso in una frase che ha immediatamente sintonizzato relatori e pubblico sulla stessa frequenza: «Lo stress non si combatte “contro” il corpo: si impara a riconoscerlo, leggerlo e trasformarlo».

Queste parole hanno scardinato l'idea comune dello stress come un nemico esterno da sconfiggere, un aggressore da cui difendersi con la corazza della resistenza. Chiarappa ha proposto una visione ribaltata: lo stress non è un'invasione, ma un'informazione. È un linguaggio che il nostro organismo utilizza per comunicare un disequilibrio. Abbandonare la logica del "contro" – contro il corpo, contro la stanchezza, contro i sintomi – per abbracciare quella del "con": imparare a stare con ciò che sentiamo, a leggerlo senza giudizio per poterlo, infine, trasformare.

Lo Sguardo Condiviso: Il Corpo Come Messaggero

La forza dell'incontro è emersa proprio dalla coralità degli interventi. Discipline diverse, approcci differenti, lessici specifici che, come affluenti, sono confluiti tutti verso un unico, grande fiume: il corpo ci parla, e lo fa con una precisione infallibile.

Il Dott. Massimo Sartori ha offerto al pubblico una vera e propria semiotica del corpo stressato. Ha reso visibile l'invisibile, mostrando come l'ansia, la fretta e la pressione emotiva non siano concetti astratti, ma lascino "tracce" concrete e leggibili sulla nostra fisicità. Ha parlato della postura, che si chiude in un atteggiamento difensivo; del respiro, che da profondo e diaframmatico diventa corto, toracico, superficiale, mantenendo il sistema nervoso in un perenne stato di allerta. Ha indicato la pelle, il nostro confine tra interno ed esterno, come uno specchio che riflette le infiammazioni e le tensioni interiori. "Ogni tensione è un messaggio", ha ribadito Sartori. Il corpo, nella sua saggezza biologica, "prima di cedere, parla". Non ci tradisce all'improvviso con la malattia; piuttosto, ci avverte con segnali crescenti, che troppo spesso scegliamo di ignorare.

Su questa scia si è inserito l'intervento della Dott.ssa Michela Squeo, che ha guidato la sala in un'analisi del processo che porta allo stress cronico. La Dott.ssa Squeo ha smontato l'idea del "crollo" improvviso, descrivendo il burnout come l'ultima tappa di un lungo percorso graduale. Ha invitato a non considerare sintomi come la stanchezza persistente, l'insonnia, l'irritabilità diffusa o i disturbi digestivi come fastidi isolati da "mettere a tacere" con un palliativo. Essi sono, al contrario, i "richiami di un organismo che chiede attenzione". Sono le spie luminose sul cruscotto che si accendono una dopo l'altra. Ignorarle significa continuare a guidare verso un danno inevitabile; ascoltarle significa avere l'opportunità di fermarsi e fare manutenzione.

Se Sartori e Squeo hanno definito la grammatica del problema, il Dott. Vittorio Iorno ha aperto una finestra sulle soluzioni rigenerative, offrendo una prospettiva affascinante sull'ossigeno. Non solo come elemento vitale che respiriamo distrattamente, ma come vera e propria "terapia rigenerativa". L'intervento di Iorno ha spostato l'attenzione a livello cellulare, spiegando come lo stress cronico crei uno stato di ipossia e infiammazione che toglie energia alle nostre unità biologiche fondamentali. L'ossigeno, somministrato in contesti terapeutici, non agisce quindi come semplice "sostegno", ma come un potente attivatore di "ripristino delle capacità vitali", un reset che permette al corpo di ritrovare le risorse per guarire sé stesso.

Dal Sentire al Fare: Movimento, Immagine, Pratica

Il dialogo si è poi spostato dalla diagnosi all'azione consapevole. Gilberto Malerba di RE-COMP, con uno stile chiaro ed essenziale, ha scardinato i dogmi del fitness basato sulla quantità. In un'epoca che santifica l'esaurimento come prova di impegno, Malerba ha proposto una rivoluzione copernicana: "non allenarsi di più, ma allenarsi meglio". Ha smontato l'idea che per "scaricare lo stress" serva un allenamento estenuante. Al contrario, un allenamento eccessivo o eseguito meccanicamente (magari pensando alle e-mail di lavoro) diventa solo un altro stressor. Il "movimento consapevole", invece, è quello in cui la mente è presente, connessa al respiro e al gesto. "Quando il movimento è consapevole," ha concluso Malerba, "la mente si alleggerisce". L'allenamento diventa meditazione in azione, un modo per riunire ciò che lo stress separa: mente e corpo.

Infine, Pablo Ardizzone ha toccato la dimensione più intima e psicologica del rapporto con noi stessi: l'immagine. In una società che usa l'immagine per giudicare e confrontare, Ardizzone l'ha riproposta come "luogo di riconoscimento". Ha parlato della "bellezza come gesto di cura". Prendersi cura del proprio aspetto, in quest'ottica, non è vanità, ma è il primo atto di dialogo con il proprio corpo. È un modo per guardarsi allo specchio e dire, come Ardizzone ha poeticamente sintetizzato: "Ti vedo. Ti rispetto". Questo riconoscimento è il prerequisito fondamentale dell'ascolto. Non possiamo ascoltare un corpo che non rispettiamo o che non "vediamo" neppure.

La Cura è un Percorso, Non un Atto Singolo

La parte conclusiva del seminario ha tradotto queste visioni in percorsi concreti, dimostrando come la cura sia un ecosistema e non un singolo atto. Barbara Neglia, presentando il Gruppo Dimensione Salute, ha illustrato l'importanza di un approccio integrato che porti il benessere "nella vita quotidiana, non solo nella teoria". Ha delineato una filosofia che unisce nutraceutica di alta qualità, bio-cosmesi avanzata e un'integrazione scientificamente mirata, basata su prodotti 100% biologici. Un impegno a fornire al corpo gli strumenti giusti per sostenersi, unendo la sapienza della natura alla precisione della scienza.

A seguire, Michelle Gao ha portato il contributo del Gruppo Mac Clinic, rafforzando un concetto fondamentale: il valore delle strutture sanitarie che superano la frammentazione specialistica. Ha ricordato l'importanza di luoghi in cui "la persona è accolta nella sua interezza". Un paziente non è il suo sintomo, non è solo il suo corpo malato. È un individuo con una mente, una storia personale, una quotidianità e un contesto emotivo. Solo accogliendo tutti questi aspetti si può passare dal curare una malattia al prendersi cura di una persona.

La mattinata in Sala Pirelli si è chiusa lasciando ai presenti non solo informazioni, ma una nuova responsabilità. Ogni intervento, ogni sguardo e persino i silenzi attenti della sala hanno ribadito una verità tanto semplice quanto potente: il corpo non sbaglia. Ci parla.

A noi spetta la responsabilità – e, come ha sottolineato qualcuno, il privilegio – di ascoltarlo. Perché, come emerso con forza da questo incontro, l'ascolto non è un atto passivo. È già cura. È già prevenzione. È, in definitiva, la forma più autentica di benessere.

Redazione

Autore dell'articolo

Giornalista e scrittore appassionato di politica, tecnologia e società. Racconta storie con chiarezza e attenzione ai dettagli.

Commenti

Nessun commento ancora.