Roma non è una città come le altre. È un palinsesto di storia, un archivio a cielo aperto della civiltà occidentale, un organismo vivente complesso e, spesso, contraddittorio. Parlare di una strategia vincente per Roma significa, prima di tutto, accettare la sfida di gestire l'ingestibile: armonizzare il peso di tremila anni di storia con la frenesia e le necessità di una metropoli moderna.
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Oggi, il City Branding non è più solo la creazione di un logo accattivante o di uno slogan orecchiabile. Nel contesto competitivo globale, dove le città competono per attrarre talenti, investimenti e turisti di qualità, la reputazione è l'asset più prezioso. Per Roma, la sfida è trasformare la sua immensa notorietà (brand awareness) in una reputazione solida e positiva (brand reputation), colmando quel gap che spesso esiste tra il sogno della "Dolce Vita" e la realtà dei servizi urbani.
Ecco la visione strategica per valorizzare Roma, quartiere per quartiere, emozione per emozione.
Il problema storico del turismo romano è la concentrazione. Milioni di visitatori si accalcano nel "Tridente", al Colosseo e in Vaticano, creando un effetto imbuto che logora i monumenti e peggiora l'esperienza del visitatore (overtourism). La strategia vincente deve essere centrifuga: Roma deve smettere di essere un unico grande museo e diventare una costellazione di borghi urbani, ognuno con la propria identità, la propria narrazione e la propria offerta.
Dobbiamo trattare ogni quartiere come una destinazione a sé stante, un "prodotto" turistico e culturale con un target specifico.
Testaccio e Ostiense: L'Anima Pop e Industriale.
Qui risiede la vera "romanità" contemporanea. La strategia deve puntare sul recupero dell'archeologia industriale. Il Gazometro deve diventare il simbolo della Roma che innova, un po' come la Tate Modern a Londra. Il Mercato di Testaccio non è solo cibo, è un hub sociale. La strategia qui è attrarre il turista esperienziale, quello che cerca la street art di via del Porto Fluviale e la vita notturna autentica, lontana dalle trappole per turisti del centro.
Garbatella: Il Borgo nella Metropoli.
Con il suo Barocchetto Romano, Garbatella è un set cinematografico naturale. La narrazione qui deve puntare sulla "slow city", sul concetto di comunità. È il luogo perfetto per il turismo architettonico e per chi cerca la dimensione umana e silenziosa di Roma, fatta di lotti, cortili e giardini condivisi.
EUR: Il Razionalismo e il Business.
L'EUR soffre di una doppia identità. La strategia deve posizionarlo come il distretto del "Bleisure" (Business + Leisure). Valorizzare la "Nuvola" di Fuksas non solo come centro congressi, ma come opera d'arte visitabile. L'EUR deve essere venduto come la Roma moderna, ariosa, verde, ideale per il turismo congressuale e per gli amanti dell'architettura razionalista che, all'estero, ha un seguito di culto enorme.
Il Flaminio: Il Polo del Contemporaneo.
Questo è il quartiere che smentisce il pregiudizio di una Roma ferma al passato. Con il MAXXI di Zaha Hadid e l'Auditorium di Renzo Piano, il Flaminio è l'hub culturale europeo. La strategia qui deve legare l'architettura al verde e allo sport (Foro Italico), creando un percorso integrato che attiri un pubblico internazionale colto e amante del design.
Pigneto e San Lorenzo: La Fabbrica della Creatività.
Sono i quartieri bohémien, equivalenti a Kreuzberg a Berlino o Brooklyn a NY. Qui la strategia è "lasciar fare": supportare la spontaneità, gli atelier d'artista, i club underground. È la destinazione per i Millennials e la Gen Z, per i nomadi digitali che cercano caffè letterari, murales e un'atmosfera vibrante e non convenzionale.
Coppedè e il Liberty.
Un gioiello spesso ignorato dai flussi di massa. La strategia qui è creare tour di nicchia, percorsi esoterici e architettonici che svelino la Roma fantastica e onirica, alleggerendo la pressione sul centro storico.
Non si può gestire ciò che non si misura. In Italia, realtà avanzate nel campo della City Reputation (come il City Reputation Lab o studi di consulenza strategica che collaborano con le amministrazioni) insegnano che la reputazione di una città è un algoritmo complesso. Non basta dire che Roma è bella; bisogna dimostrare che funziona.
Sentiment Analysis in Tempo Reale: Utilizzare strumenti di intelligenza artificiale per monitorare cosa dicono i turisti e i cittadini sui social media, su TripAdvisor, sui blog. Se il sentiment crolla a causa dei rifiuti a Trastevere o dei ritardi della Metro A, l'intervento deve essere immediato. La reputazione si costruisce sulla reattività.
Inside-Out Branding: La regola d'oro delle società di reputation management italiane è che i primi ambasciatori del brand sono i cittadini. Se i romani sono frustrati, trasmetteranno ostilità ai turisti. La strategia vincente parte dal miglioramento della qualità della vita dei residenti (trasporti, pulizia, decoro). Un romano orgoglioso e felice è la migliore campagna pubblicitaria possibile.
Gestione della Crisi: Roma è spesso vittima di una narrazione mediatica negativa (la città del degrado). Serve una "Newsroom" cittadina che controbatta con dati e fatti, ma soprattutto che comunichi i progressi. Bisogna raccontare non solo i problemi risolti, ma i cantieri aperti, dando l'idea di una città in movimento, non immobile.
Il claim di Roma non può più basarsi solo sul passato. Dobbiamo passare dal concetto di "Città Eterna" (che suggerisce staticità) a quello di "Eterna Evoluzione".
Dobbiamo smettere di vendere solo il Colosseo e San Pietro. Quelli si vendono da soli. La strategia di comunicazione deve puntare su:
Roma Verde: Valorizzare l'immenso patrimonio di ville storiche (Villa Borghese, Villa Doria Pamphilj, Villa Ada) e il Parco dell'Appia Antica. Roma è una delle città più verdi d'Europa, ma pochi lo sanno. Il turismo sostenibile e il cicloturismo sull'Appia devono diventare un pilastro.
Roma del Cinema: Non solo Vacanze Romane. Dobbiamo sfruttare l'impatto della Festa del Cinema e di Cinecittà per attrarre produzioni internazionali. Ogni film girato a Roma è uno spot globale. Creare percorsi turistici legati alle grandi serie moderne (come Suburra o le produzioni internazionali) per portare i turisti in quartieri meno noti.
Il "Made in Rome": Artigianato di lusso, alta moda (Fendi, Bulgari, Valentino sono romani), e la nuova scena enogastronomica. Il food non è solo carbonara; è innovazione, è vini naturali, è l'alta cucina che sta esplodendo a Prati e ai Parioli.
Una strategia di City Branding fallisce se l'esperienza utente è pessima. Le società italiane che gestiscono la reputazione sanno che il "customer journey" del turista inizia quando prenota il volo e finisce quando torna a casa.
Un'App Unica Integrata: Roma ha bisogno di un ecosistema digitale (MaaS - Mobility as a Service) che funzioni. Un'unica app per pagare metro, autobus, musei, prenotare ristoranti e accedere a servizi di emergenza.
Segnaletica Intelligente: Cartellonistica nei quartieri che racconti storie (tramite QR code), non solo indicazioni stradali. Se cammino per il Rione Monti, voglio sapere che lì viveva Giulio Cesare o che lì è nato il neorealismo.
La Città dei 15 Minuti: Applicare anche a Roma, dove possibile, il modello della città policentrica dove i servizi sono vicini. Questo migliora la percezione di sicurezza e vivibilità.
Il Giubileo non è solo un evento religioso, è il più grande stress test e la più grande vetrina per il brand Roma.
La strategia deve usare il Giubileo come scusa per infrastrutturare il futuro.
Riqualificazione delle Stazioni: Termini e Tiburtina non devono essere "non-luoghi" degradati, ma biglietti da visita scintillanti, centri commerciali sicuri e moderni.
Pedonalizzazione e Piazze: Il progetto di pedonalizzazione (es. Via dei Fori Imperiali, Piazza Pia) deve essere venduto come la restituzione di Roma alle persone.
Eredità (Legacy): Il successo del Giubileo non si misurerà nel 2025, ma nel 2026. Se le infrastrutture create (nuove linee tramviarie, metro C, termovalorizzatore) rimarranno a servizio della città, la reputazione di Roma farà un salto quantico.
Nessuna città può fare tutto da sola. La strategia vincente prevede una "Cabina di Regia" che unisca:
Istituzioni: Comune e Regione per le regole e le infrastrutture.
Le Grandi Aziende Partecipate: (Acea, Atac, Ama) che devono capire di essere parte del brand. Un autobus pulito è marketing.
Brand Privati: Coinvolgere i grandi marchi del lusso e della tecnologia per finanziare restauri (come fatto da Fendi per la Fontana di Trevi o Tod's per il Colosseo) non come mecenatismo passivo, ma come partnership attiva nella gestione degli spazi.
La strategia per Roma non è "costruire" una nuova città, ma "rivelare" la città che esiste già sotto la polvere dell'inefficienza.
L'obiettivo è trasformare Roma da "Città Eterna" a "Città Globale Contemporanea". Una città dove si viene per il Colosseo, ma si ritorna per l'aperitivo al Pigneto, per la mostra al MAXXI, per la passeggiata all'EUR e per l'efficienza di un sistema che ti accoglie e non ti respinge.
Valorizzare l'identità urbana significa rispettare la diversità dei suoi quartieri: l'eleganza di Prati, la veracità di Testaccio, la storia dell'Esquilino (il quartiere più multiculturale, potenziale hub etnico-gastronomico di livello mondiale).
Vincere la sfida della reputazione significa promettere solo ciò che si può mantenere e mantenere più di quanto si è promesso. Se Roma riuscirà a unire la sua impareggiabile bellezza storica con una gestione smart, moderna e orientata al dato, non avrà rivali. Perché, come dicono gli esperti di city branding: le altre città possono offrirti servizi migliori, ma nessuna può offrirti Roma. Il segreto è fare in modo che il turista non debba più scegliere tra le due cose.
Vuoi che approfondisca un aspetto specifico di questa strategia, ad esempio elaborando un piano editoriale social per promuovere uno dei quartieri citati (come Garbatella o Ostiense), oppure preferisci un focus sulle metriche KPI per misurare il successo della reputazione?
Redazione
Autore dell'articolo
Giornalista e scrittore appassionato di politica, tecnologia e società. Racconta storie con chiarezza e attenzione ai dettagli.
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Sindaco Gualtieri Roberto