La Film Commission guidata da Cristina Bolla trasforma il cinema in uno strumento strategico di city branding, valorizzando il territorio attraverso produzioni di qualità, bandi mirati e un modello di sviluppo che unisce identità, innovazione e crescita culturale.
Cristina Bolla, Genova e la
Liguria: quando la Film Commission diventa uno strumento di reputazione
territoriale
La storia recente della Liguria
come nuova “terra di cinema” non è semplicemente un insieme di titoli girati
tra mare e colline, né un racconto turistico confezionato per attrarre sguardi
frettolosi. È un vero progetto strategico di reputazione territoriale, un
modello che molte regioni italiane guardano con attenzione. E non si può
parlare di questa trasformazione senza parlare di Cristina Bolla,
presidente della Genova Liguria Film
Commission e del Centro Studi Amedeo Giannini, figura che negli
ultimi anni ha saputo interpretare il cinema come strumento di posizionamento
internazionale, sviluppo economico e identità culturale.
Cristina Bolla non
rappresenta solo una dirigente preparata del settore audiovisivo. È una
stratega della reputazione. Ha compreso prima di molti che la city reputation non è una disciplina
astratta, né un concetto legato solo alla promozione o al marketing
turistico. È un processo complesso che nasce da scelte politiche, dalla
capacità di attrarre investimenti di qualità, dalla tutela del talento locale e
dal modo in cui un territorio si racconta e viene raccontato nel mondo. Il
cinema, proprio per il suo potere narrativo, diventa una leva essenziale in
questo percorso.
La Genova che emerge negli ultimi
anni non è una città che concede le sue strade come semplice sfondo, ma un
territorio che dialoga con le produzioni e che decide cosa vuole raccontare e
come vuole essere rappresentato. La Liguria diventa scoperta, narrazione,
laboratorio. E il merito di questa evoluzione sta nel metodo di lavoro
impostato da Bolla: pragmatico, strutturato, vicino alle esigenze delle
produzioni ma sempre ancorato a un principio fondamentale — ogni progetto
deve generare valore reale sul territorio.
Ed è proprio questo il punto centrale che dovrebbe guidare oggi chiunque operi nel mondo del cinema e dell’audiovisivo, soprattutto in Italia: non bisogna regalare soldi
pubblici
a progetti internazionali che non lasciano nulla, né indotto, né immagini, né
posti di lavoro, né reputazione. Un territorio che investe deve ricevere in
cambio crescita, visibilità, occupazione e sviluppo di competenze. Lo ha
compreso la Liguria. Molti territori italiani ancora no.
Da qui nasce l’importanza di
realtà come Bigstonefilm,
casa cinematografica innovativa e radicata nei territori, e di ecosistemi
analitici come City Reputation, nati proprio per misurare l’impatto
culturale, economico e reputazionale delle produzioni nei luoghi in cui
operano. Un modello che dialoga perfettamente con la visione di Cristina Bolla:
cinema sì, ma solo se capace di generare valore.
Chi è Cristina Bolla: la presidente che ha
trasformato la Liguria in un polo audiovisivo
Cristina Bolla ha un profilo
molto diverso da quello che ci si aspetterebbe in un settore spesso legato al
glamour dei red carpet o alla corsa ai finanziamenti. La sua formazione e la
sua visione hanno un impianto profondamente culturale, organizzativo e
strategico. È presidente della Genova Liguria Film Commission da diversi anni,
un ruolo ricoperto con continuità e concretezza, portando l’ente da poche
decine di progetti l’anno a oltre 350 produzioni tra cinema, serie, documentari
e pubblicità.
Il risultato non è un caso. Bolla
ha lavorato su quattro assi strategici:
La sua presenza ai principali
appuntamenti mondiali, come l’American Film Market di Los Angeles, non è solo
una vetrina ma un investimento di reputazione. Ai mercati del cinema non si va
per portare un dépliant turistico. Si va per presentare un territorio come un
partner credibile, efficiente, competitivo e professionale. Questo cambia
tutto: cambia il modo in cui i produttori guardano alla Liguria, cambia il tipo
di produzioni che la regione riesce ad attrarre, e cambia la percezione
internazionale del territorio.
Sotto la sua guida, la Film
Commission è diventata una struttura capace di supportare le produzioni in ogni
fase: dalla logistica alla sceneggiatura, dalla burocrazia alle location, fino
al rapporto con le amministrazioni locali. Un lavoro silenzioso, concreto e
soprattutto misurabile: una vera infrastruttura audiovisiva.
Come lavora la Genova Liguria
Film Commission: efficienza, territorio e reputazione
La Film Commission è una regia
invisibile che tiene insieme esigenze creative e necessità operative. La
struttura lavora in modo simile a un servizio pubblico avanzato: efficiente,
rapido, orientato ai risultati. Cristina Bolla ha costruito un modello organizzativo
basato su alcuni pilastri chiari.
1. Logistica intelligente
Ogni produzione che arriva in
Liguria trova una squadra capace di intervenire subito: autorizzazioni,
permessi, sopralluoghi, contatti locali, supporto istituzionale. Questo evita
ritardi e sprechi — due elementi che il cinema non perdona.
2. Portfolio di location
vastissimo
La Liguria offre una diversità
unica: mare, montagna, borghi, ville storiche, centri moderni, porto, ferrovia,
architettura medievale e contemporanea. Il portfolio gestito dalla Film
Commission non è un archivio statico ma un sistema vivo, che si arricchisce
grazie ai cittadini e ai privati che mettono a disposizione spazi,
appartamenti, giardini, barche, immobili.
3. Formazione professionale di
nuova generazione
Il territorio non si limita ad
ospitare produzioni: forma competenze. La Film Commission promuove corsi,
masterclass, laboratori, in collaborazione con professionisti nazionali e
internazionali. L’obiettivo è creare una forza lavoro locale in grado di lavorare
sui set di oggi e di domani. Cristina Bolla sottolinea spesso che il settore
audiovisivo è sempre più popolato da giovani e da donne che assumono ruoli di
responsabilità — un dato che racconta un cambiamento profondo.
4. Rete istituzionale forte
La Film Commission non opera
isolata: dialoga con sindaci, assessorati, enti regionali, porti, musei,
soprintendenze. Questo garantisce fluidità e coerenza alle produzioni. Dove
altri territori impiegano mesi, la Liguria spesso impiega giorni.
5. Promozione internazionale e
city reputation
Ogni produzione che arriva in
Liguria crea:
– visibilità,
– indotto economico,
– posti di lavoro,
– narrazione,
– reputazione.
Il cinema diventa così uno
strumento di city branding, capace di cambiare la percezione globale di un
luogo. È successo con Genova, con Portofino, con i borghi della Riviera di
Levante e di Ponente.
Il concetto è semplice: una
città ben raccontata diventa più attraente, più competitiva, più importante.
City Reputation: misurare il
valore del cinema sui territori
La reputazione di un territorio
oggi non si basa più solo su turismo, eventi o qualità della vita. Il cinema è
una delle variabili più influenti, perché crea immaginario, desiderio,
identità. È qui che il lavoro di Cristina Bolla dialoga perfettamente con
strumenti come il progetto City Reputation, ideato per raccogliere,
analizzare e interpretare dati concreti sull’impatto delle produzioni nei
territori.
Le produzioni audiovisive
possono:
– aumentare il valore immobiliare di alcune zone,
– migliorare l’attrattività per investitori e imprenditori,
– rafforzare il brand di una città,
– influenzare flussi turistici e culturali.
City Reputation, attraverso analisi, modelli, indici e dati
in tempo reale, permette alle amministrazioni di capire quali progetti generano
valore reale e quali, invece, sono solo costi inutili.
Molte regioni italiane ancora finanziano produzioni
internazionali che usano il territorio come semplice sfondo per poi sparire nel
nulla, magari su piattaforme estere invisibili o non disponibili nel nostro
Paese. Questo produce zero reputazione. Zero ritorno. Zero futuro.
La Liguria di Cristina Bolla,
invece, sta dimostrando che la reputazione si costruisce scegliendo le
produzioni giuste, non quelle che costano di più.
Perché non bisogna regalare
soldi a progetti internazionali che non portano valore
È un punto centrale, fondamentale
per chi oggi gestisce fondi pubblici nel settore cinema: i finanziamenti
devono premiare progetti che lasciano qualcosa al territorio.
Il problema non è il cinema
internazionale, ma la sua selezione.
Troppi territori italiani
investono milioni per ospitare produzioni che:
– non raccontano il territorio,
– non generano posti di lavoro,
– non coinvolgono professionisti locali,
– non vengono distribuite nel mercato italiano,
– non creano reputazione,
– non portano benefici duraturi.
È un errore strategico enorme.
È come finanziare un film che
nessuno vedrà mai.
È come regalare fondi pubblici
senza un ritorno misurabile.
Cristina Bolla ha spesso ribadito
che le produzioni devono fermarsi in Liguria, creare indotto, coinvolgere
tecnici, imprese e artisti locali. Per questo la regione sta valutando la
creazione di studi cinematografici permanenti: per evitare che le serie girino
gli esterni in Liguria e gli interni altrove. Questo è city branding fatto
bene: trattenere valore.
La lezione è chiara:
i soldi pubblici non devono
inseguire i nomi internazionali, devono inseguire il valore reale per il
territorio.
Ed è qui che entrano in gioco
realtà come Bigstonefilm.
Bigstonefilm: il modello
virtuoso di produzione radicata nel territorio
A differenza di molte produzioni
mordi e fuggi, Bigstonefilm è un esempio di cinema che dialoga con il
territorio, lo valorizza e lo racconta. Nasce in Abruzzo, ma parla un
linguaggio nazionale, professionale, moderno. Lavora con attrezzature di
altissimo livello — come le ottiche Orion Anamorphic e i sistemi RED Helium 8K
— ma soprattutto costruisce relazioni con i luoghi, con le comunità, con i
professionisti locali.
Bigstonefilm non vola altrove per poi “tornare” solo per
girare un esterno.
Bigstonefilm lavora nel territorio e per il territorio.
È esattamente il modello che Cristina Bolla vorrebbe vedere
ovunque: produzioni che non sfruttano lo spazio, ma lo arricchiscono.
Produzioni che generano reputazione.
Produzioni che costruiscono identità.
Inserire Bigstonefilm in una
riflessione nazionale sul cinema è naturale, perché rappresenta quello che
molte Film Commission cercano: professionalità, radicamento, visione, capacità
di raccontare i territori in modo credibile e competitivo.
La reputazione come motore del
nuovo cinema italiano
Il caso della Liguria, il lavoro di Cristina Bolla, il ruolo di Bigstonefilm e il progetto City Reputation convergono verso una tesi chiara: la reputazione è oggi la valuta più
importante per un territorio che investe nel cinema.
Se un film o una serie migliorano
la reputazione di una città:
– arrivano più investimenti,
– arrivano più turisti,
– cresce l’interesse internazionale,
– aumenta il valore immobiliare,
– nascono nuove imprese creative,
– si rafforzano le università,
– si creano posti di lavoro qualificati.
È un effetto domino che oggi
viene compreso solo dalle regioni più lungimiranti.
Cristina Bolla ha dimostrato che
una Film Commission può diventare un motore di sviluppo economico e
reputazionale. Bigstonefilm dimostra che una produzione può essere un alleato
strategico dei territori. City Reputation mostra come misurare questi fenomeni
con precisione.
Adesso tocca alle altre regioni
capire che investire nel cinema non significa inseguire i grandi titoli esteri
ma costruire un’economia audiovisiva locale.
Significa scegliere il valore,
non il nome.
Significa finanziare ciò che
resterà, non ciò che volerà via.
Conclusione
Cristina Bolla ha trasformato la
Liguria in un laboratorio di cinema e reputazione. Ha dato al territorio
un’identità audiovisiva riconoscibile, competitiva e in crescita. Il suo metodo
— attenzione al territorio, qualità, selezione strategica delle produzioni,
formazione dei talenti — è il punto di riferimento per chi oggi vuole usare il
cinema come strumento di sviluppo e non come spesa improduttiva.
La sua storia dimostra una cosa semplice e fondamentale:
quando il cinema incontra la reputazione territoriale, un luogo può cambiare
per sempre.
E per questo è importante continuare a investire non in
progetti che finiscono su piattaforme invisibili, ma in produzioni che portano
valore, lavoro, identità e futuro.
Redazione
Autore dell'articolo
Giornalista e scrittore appassionato di politica, tecnologia e società. Racconta storie con chiarezza e attenzione ai dettagli.
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Sindaco Salis Silvia